Il paese delle aquile
Una prima, sicuramente non turistica,in
una nazione a due passi dallItalia, che ci riporta in una
realtà che da noi avremmo potuto vivere nel dopoguerra.
La zona attraversata è una delle più isolate del
paese, dove i paese sono ancora principalmente collegati da sentieri
percorsi da contadini e pastori con pecore, muli e cavalli. Nei
villaggi è ancora praticata in gran parte lautosussistenza,
ma le persone, dopo una prima occhiata di diffidenza si mostrano
estremamente curiose e ospitali e, facilitati anche dal fatto
che hanno un gran interesse per lItalia e anche per la nostra
lingua, potremo entrare in contatto con loro da vicino, anzi,
sarà una delle nostre priorità, proprio per vedere
laltra parte, la parte migliore, di un popolo che da noi
è spesso e solo protagonista della cronaca nera. Partiremo
dalla cittadina di Berat, la città delle mille finestre,
con la sua cittadella e i suoi quartieri musulmani e cristiani
per poi salire al Monte Tomorit, che con i suoi 2415 metri è
una sorta di Monte Olimpo albanese. Dal santuario bektashi che
si trova ai suoi piedi saliremo in cima per poi dirigerci verso
i remoti villaggi nella valle del Tomorrezes. Valicheremo poi
la catena dellOstrovica incontrando i pastori con i loro
greggi e poi scenderemo verso Voskopoje, con le sue 8 chiese sparse
tra i campi che ricordano le 24 chiese che sorgevano qui intorno
al 1750 quando questo villaggio era una delle città più
grandi dei Balcani con oltre 35.000 abitanti. Da qui in bus ci
sposteremo a Korce, vivace cittadina e sede di un animato mercato,
da dove torneremo a Tirana e\o a Durazzo. Per arrivare in Albania
si può optare per il viaggio aereo o per il traghetto,
il ritrovo sarà comunque a Tirana. Litinerario proposto
è di massima e ricalca un percorso da me già seguito,
è comunque un viaggio in cui bisogna essere estremamente
adattabili, disponibili allincontro con laltro ed
è da fare per gran parte in autosufficienza.